Comune di Castel Baronia
 

Castel Baronia tra storia e natura di Franca Molinaro

Il nastro d’asfalto che scorre sul fondovalle ufitano costeggia la sponda destra del fiume per metà del suo cammino, lo scavalca per un breve tratto spostandosi sulla sponda sinistra in territorio di Guardia e Vallata. Il fiume Ufita sorge sul versante Est del paese di Vallata, nello spartiacque opposto all’area dauna dove scorre il Calaggio. Dopo una breve fase torrentizia si trova già in pianura, nell’estremo lembo Est di Valle Ufita, presso Sferracavallo, qui si rasserena tra ciottoli bianchi e detriti alluvionali cominciando la sua lunga fase matura e segnando, dopo l’unica grande ansa iniziale, il confine tra i paesi dei due spartiacque, nel nostro caso tra Castel Baronia e Sturno. Prosegue in maniera pressoché rettilinea fino ad immettersi nel Calore sotto il versante Nord della collina di Apice, in territorio beneventano.
Raggiungere la sponda non è difficile, basta avventurarsi tra i campi per viottoli accidentati di terra battuta o acciottolato. L’autunno non è la miglior stagione per questo tipo di escursione, il fango schizza sul parabrezza e le ruote posteriori riducono la tenuta, diverse pozzanghere mi intimoriscono ignorandone il fondo ma la giovane guida è fiduciosa nelle mie capacità per cui non posso deluderla: mi avventuro.
La piena dei giorni scorsi ha lasciato detriti per una larga fascia a testimoniare l’immane portata d’acqua, ora il fiume è tornato nell’alveo. Ci avviciniamo col fuoristrada e parcheggiamo in uno spiazzo tra ciuffi verdissimi di Salici da ceste Salix triandra, (Saleconcelle) questi virgulti si raccolgono in primavera quando la linfa affluisce sotto la corteccia, si sbucciano e si impiegano nella fabbricazione di cesti e canestri, attività comuni tra le popolazioni fluviali. Un po’ oltre, tra tronchi di Saliconi Salix fragilis e Pioppi bianchi Populus alba (Salecune e chiuppe janche), su un ceppo marcio di Pioppo del Canada Populus canadensis spiccano con il cappello orlato, due bellissimi esemplari di Trametes confragosa, funghi non velenosi ma nemmeno commestibili a causa della legnosità delle loro carni. Osservo, tra i sassi, un piccolo esemplare di Bistorta Polygonum amphibium, seguita dal giovane amico che mi chiede incuriosito i nomi delle piante e le loro proprietà, siamo attratti dal batuffolo roseo del fiore della Menta acquatica Menta aquatica, e ne stropiccio una foglia per farne sentire il profumo. Nell’intrigo di rami e radici di Phragmites australis, un cespo di Alliaria Alliaria petiolata sfoggia il suo verde brillante ed un Elleboro Elleboro fetido ci attrae per la bellezza del suo fogliame, è una pianta velenosa eppure in passato era usata come vermifugo.



Se fa cchiù scuro ‘o cielo
pe’ voschi e pa’ campagna
mente l’Ufita abbagna
le prete janche janche.
Se fa cchiù trist’o core
si no’ me stringi ‘mpietto
‘stanema pe’ te more
no’ trovo cchiù ricietto.
Damme ‘no vaso ancora
no’ me fa cchiù danná
si a te te cerc’amore
no’ me puoe condanna.


 

5/01/2011

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